L'Esposizione dei Pittori Americani nel 1954 viene rimandata di un anno, diventando così Biennale, per problemi che la stampa definisce organizzativi.

 

Nel 1955 Jean Guerin non partecipa all'allestimento e viene escluso dalla giuria. Anche Walter Shaw abbandona e Jean Cocteau fa mancare il suo importante appoggio; restano Gian Antonio, Bucci, Balbo ai quali si aggiungono Emilio Zanzi e Giancarlo Vigorelli, critici d'arte, e lo scrittore Giacomo Natta.

Nonostante questi notevoli cambiamenti la III Mostra raccoglie una notevole rassegna di artisti statunitensi le cui opere, in buona parte, giungono da Gallerie di New York, altre dall'Accademia Americana a Roma e da privati.

Tra gli artisti presenti ci sono alcuni maestri della scuola realista degli anni tra le due guerre, Edward Hopper, Ben Shahn, Isabel Bishop e Marsden Hartley.

Sembra che a questa terza mostra sia affidato il compito di riequilibrare la visione sperimentale della pittura americana offerta due anni prima con la collezione Guggenheim: alle ardite soluzioni espressive proposte dalla New York School sono contrapposte le rassicuranti opere figurative dei nuovi e vecchi maestri. L'avanguardia è, prudentemente, quella storica, avallata dagli autori dei movimenti europei di inizio secolo.

La manifestazione ottiene lusinghieri successi di pubblico e di critica ma la mancanza di personaggi di richiamo condiziona l'attenzione della cronaca per questa rassegna.