Nel 1924 conosce il pittore torinese Mario Cavalla, che si è formato artisticamente all'Accademia Albertina di Torino con il padre Giuseppe e con Andrea Marchisio.

"Conobbi pochi pittori veloci come lui; preciso nell'esecuzione del vero sia nel ritratto che nel paesaggio. Olimpionico di sci affrontava la tela vergine sbuffando come per un salto al trampolino. Imperava allora in Italia il noioso e retorico" Novecento" e forse per quello non volle staccarsi dalla tradizione, limitandosi a ringiovanirla con la forza della sua personalità.

 

Con lui andai in giro per il mondo mentre si accentuava lo sgretolamento iniziato in sordina e il grande specchio dell'Arte si frantumava dando a ciascuno la possibiltà di rimirare se stesso nel suo concetto".

"Follini. Lui ottantenne, io poco più di vent'anni. Mi spiegava la teoria dei colori complementari sulla "bomba" - il sole che occhieggia tra le nuvole - che spesso illuminava e tavolette giorno dopo giorno eseguite per guadagnarsi la colazione. Così mi diceva lui quando andavo a trovarlo all' Hotel Parigi".

Mario Cavalla

Cavalla - Ritratto di Balbo  1924

Follini - Barca sulla riva